Le parole da usare nella traduzione dei profumi

Le parole da usare nella traduzione dei profumi

Quali sostantivi, quali aggettivi usare nella traduzione dei profumi per descrivere un universo così complesso e multisfaccettato? Come si traduce in parole un concetto così effimero come un sentore?  A quali campi semantici attingere, a quali mondi ispirarsi?

Tradurre testi sui profumi è una sfida particolarmente coinvolgente sia per il traduttore che per il product manager che vuole comunicare al meglio il suo concept: da un lato, bisogna conoscere il settore per cogliere nel testo quei riferimenti che consentono di immaginare la costruzione olfattiva, dall’altro si deve essere in grado di evocare immagini e sensazioni che siano coerenti con la fragranza. Allontanandosi quel tanto che basta, se necessario, dal testo di partenza.

La profumeria in Italia ha una storia e una tradizione di tutto rispetto: nel XIV secolo Firenze si afferma come uno dei centri chiave dell’arte profumiera. Nel ‘500, Caterina de’ Medici porta quest’arte in Francia nella persona di Renato il Fiorentino, suo profumiere (o naso) personale. Fra il Seicento ed il Settecento l’italiano Giovanni Maria Farina crea l’acqua di Colonia, ispirandosi all’Aqua Mirabilis del piemontese Giovanni Paolo Feminis. Il sud Italia, grazie alla presenza di agrumi e spezie di qualità eccezionale, è ancora oggi uno dei principali fornitori di materie prime della profumeria (prima fra tutti, l’essenza di bergamotto).

Il campo semantico principale a cui si attinge nella descrizione dei profumi è sicuramente quello della musica: come il musicista si serve di un numero limitato di note per comporre una melodia, così il profumiere parte dalle singole materie prime, naturali o di sintesi, per creare una struttura complessa. Si parla quindi di note che compongono una partitura (olfattiva), in un’armonia, un concerto (di sentori).

La traduzione dei profumi: descrivere l’invisibile

Ma come scegliamo un aggettivo specifico per descrivere un profumo che non abbiamo avuto modo di sentire? Il primo passo, imprescindibile, è conoscere le famiglie olfattive e gli universi a cui fanno riferimento. Il traduttore potrà quindi costruirsi una griglia contenente gli aggettivi più frequentemente riferiti ai profumi di quella famiglia, a cui attingere in caso di necessità. Questo si rivela particolarmente importante nel caso di termini jolly. Consideriamo ad esempio l’aggettivo ‘intenso’: sapendo che la famiglia agrumata rievoca il concetto di freschezza, mentre al contrario quella orientale rimanda all’opulenza e alla sontuosità, il termine avrà due declinazioni opposte (intenso-fresco vs intenso-caldo).

Scegliere la parola giusta per suscitare un’emozione

È importante ricordare che le parole attivano nella mente del lettore immagini e associazioni in grado di suscitare reazioni emotive: gli aggettivi utilizzati non devono prestarsi a interpretazioni potenzialmente negative. Un profumo aggressivo o pungente potrebbe non suscitare il desiderio quanto uno audace o penetrante. Per un certo target, un profumo dolce rischia di suonare banale rispetto a uno amabile. Un profumo afrodisiaco scoraggerebbe le donne più timide, che forse sarebbero più a loro agio con una fragranza affascinante.

Gli aggettivi per descrivere i profumi

Quali sono quindi gli aggettivi utilizzati più frequentemente per descrivere i sentori? Se è vero che molte materie prime della profumeria appartengono al mondo vegetale e sono utilizzate anche in cucina, un certo tipo di profumi potrà beneficiare dell’associazione al senso del gusto (a cui l’olfatto è in effetti profondamente legato) ed essere descritti come golosi e succulenti; altri, che richiamano ingredienti quali le erbe aromatiche, saranno definiti aromaticimentolatibalsamici. Gli oli essenziali estratti dagli agrumi sono un ingrediente profumiero importante, ma attenzione: in italiano non si parla solo di fragranze agrumate, ma anche esperidate (un rimando alle mitiche sorelle che custodivano il giardino dai frutti dorati meta di una delle 12 fatiche affrontate da Ercole). Per descrivere un profumo ci si può ispirare anche ai sensi della vista e del tatto: un profumo che contiene ingredienti fruttati potrà essere definito rotondo, ma anche morbido e vellutato. Infine, si lavora per associazioni di carattere: che tipo di persona indosserebbe questa fragranza? Ecco che un profumo diventa spiritosoallegrosolare, oppure misteriosoriservatointrigante.

Evocazione dell’invisibile, aggettivi appropriati, parole giuste nel contesto giusto: giocare con la grammatica olfattiva, oltre che con la creatività, è il segreto per portare il lettore a percepire quasi fisicamente l’essenza stessa della fragranza.

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