Lusso o Luxury? Must-have o irrinunciabile? Designer o stilista? E poi il grande classico: brand o marca? Questo è uno dei quotidiani dilemmi di chi fa il nostro mestiere: lo traduco o lo lascio in lingua originale? E in questo caso: è meglio inserire comunque accanto la traduzione (tra parentesi magari)?
Proviamo a fornire alcune linee-guida su come ci possiamo comportare in circostanze diverse, a seconda dell’ambito in cui si stiamo traducendo, e prendiamo come esempio 2 mercati molto diversi: tecnologia e moda.
High-Tech e Software
Se stiamo traducendo materiali per un software, molti termini rimangono intraducibili: infatti vengono impiegati così anche in italiano (login, edit, record, reporting, scanner).
E non è tutto: negli ultimi tempi sono nati dei neologismi derivati da una traduzione storpiata in italiano… e qui ci troviamo davanti a un bivio: scegliere tra una parola accettata comunemente oppure scartare una fastidiosa forzatura. Primo caso: il verbo “cliccare” è un po’ esotico ma accettabile. Secondo caso: il verbo “scannerizzare” (a volte si trova anche “scansionare”!) suona decisamente poco elegante rispetto al più lungo ma meno invasivo “fare una scansione”.
Moda
Nel mondo delle traduzioni per la moda (o la chiamiamo fashion?), del design (solo in inglese), del travel (ma si usa anche viaggi), del luxury l’inglese padroneggia: e allora vi consigliamo per la sera una clutch e le “iconiche” pump, un outfit “vibrante” e, per completare il tutto, eyeliner e ombretto smoky eyes per un look davvero di grande appeal!