Il dilemma di chi localizza mete per brochure turistiche: “È traducibile?”
Tutti ne abbiamo vista almeno una: le classiche brochure turistiche tradotte hanno lo scopo di fare da guida, descrivendo i posti da visitare ed elencando curiosità o caratteristiche peculiari negli usi e costumi locali.
Ma cosa succede quando i nomi di alcune mete turistiche risultano intraducibili perché appartengono a una realtà culturale già formata e quindi rischiano di compromettere il nostro lavoro di localizzazione?
In questo caso le parole d’ordine sono due: target e contesto. Potremmo trasformarle in due domande che aiuteranno ogni traduttore (o chiunque si trovi a commissionare una traduzione turistica) ad affrontare e risolvere questo problema:
- Devo tradurre una brochure da distribuire offline?
- Devo pubblicare questa brochure tradotta su Internet?
Il primo caso risponde a un’esigenza lineare: le brochure turistiche “vivono” in mano a turisti che devono orientarsi e quindi non tradurrà per forza i nomi delle mete, perché lo scopo di questi materiali offline è facilitare l’esperienza di viaggio.
Un esempio? Ne abbiamo già parlato in un altro blogpost: se dovete commissionare traduzioni in campo turistico per un pubblico di lingua tedesca vi conviene lasciare Matterhorn in lingua originale e non parlare del “Monte Cervino” che verrebbe compreso solo da un parlante italiano.
Passiamo al secondo caso: le traduzioni di annunci turistici in ambito digitale devono incuriosire il lettore che non è ancora, in senso stretto, un turista ma potrebbe diventarlo. In questo caso il “turista potenziale” ha bisogno che i nomi delle destinazioni siano riportati in entrambe le lingue: quella di origine e quella di arrivo.
In quel caso, conviene sempre scrivere “Monte Cervino” lasciando banalmente tra parentesi tonde anche la dicitura Matterhorn in modo tale che il futuro turista se la ricordi poi “in loco”.
In sintesi: lasciamo l’originale quando vogliamo dare un’indicazione da seguire in tempo reale e direttamente sul campo; traduciamo quando siamo sicuri che il potenziale visitatore sappia già di cosa parliamo.
Tutto risolto? Non sempre è così facile.
Traduttore di contenuti turistici? Concorda un glossario minimo
Ma non tutte le volte è possibile prendere decisioni in autonomia. È sempre bene ricordare, nel settore Turismo come in qualsiasi altro ambito, che ogni traduttore professionale è il creatore di un messaggio per conto di un cliente: dunque è meglio che sia quest’ultimo a decidere se e come lasciare in lingua originale determinate diciture all’interno della brochure che stiamo traducendo.
È compito del cliente designare una precisa linea editoriale per ogni contenuto che verrà tradotto. Certo, è sempre meglio che questa venga stilata concordando un glossario minimo di termini traducibili (e non) con chi localizza contenuti in modo professionale, perché tradurre per il turismo equivale a una mediazione culturale.
Ma questo può essere meno semplice del previsto. Ecco subito un caso concreto, sempre nel campo della traduzione turistica: i paesi che hanno più di una lingua ufficiale. Belgio e Svizzera, ad esempio, dove le corrispondenze ufficiali del nome di una località (ma anche di un parco, un museo, una cosiddetta location o addirittura un ente) sono più di una. In tutti questi casi, è sempre meglio concordare col traduttore una versione ufficiale. Ecco perché ogni volta che traduciamo per il settore Turismo ci chiediamo se è meglio dire…
- Urseren
- Urserntal
- Valle di Orsera
… perché tutti e tre possono funzionare e dimostrano una grande verità sulla professionalità dei traduttori: ogni giorno fanno un vero e proprio lavoro di mediazione culturale.